I prezzi all’ingrosso del gas sono aumentati in estate portando l’opinione pubblica verso terribili previsioni di blackout, razionamento e persone che congelano nelle loro case. Da allora i prezzi sono tornati indietro poiché è diventato chiaro che la maggior parte dei paesi europei è riuscita in gran parte a riempire i propri impianti di stoccaggio del gas prima dell’inverno. Proprio per questo motivo che dà la sensazione di aver risolto il problema del gas russo, per molti la crisi energetica é finita … Per come la vedo io siamo solo all’inizio.
Dopo l’invasione dell’Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin ha cercato di utilizzare le vaste riserve di petrolio e gas della Russia come strumento per indebolire l’opposizione tra i paesi occidentali. Data la dipendenza della Germania, dell’Italia e di altri paesi europei dall’energia russa a buon mercato, si temeva che resistere alla Russia avrebbe inflitto più danni economici e sociali di quanto il continente potesse sopportare.
La minaccia di spegnere il gas era un’arma che Putin poteva sparare solo una volta; quando la minaccia è diventata chiara, i paesi hanno iniziato a cercare fonti di energia alternative. Dopo l’invasione, le importazioni di gas dalla Russia verso i paesi dell’Unione Europea (UE) sono diminuite in modo significativo e questo é stato ampiamente compensato da un forte aumento delle importazioni di gas naturale liquefatto (GNL) dagli Stati Uniti e dal Qatar. Ad un certo punto, c’erano così tante petroliere GNL in coda nei porti europei che i prezzi del gas sono tornati a valori quasi normali.
Durante questi mesi, i paesi europei hanno cercato di imporre limiti sui prezzi dell’energia per proteggere le persone e le imprese dalle ricadute di una crisi energetica. L’attuazione di questi programmi costosi hanno alimentato l’indebitamento di vari governi europei e hanno contribuito a creare instabilità sociale e una forte contrazione economica (riduzione generale della produzione di beni e servizi).
Il consumo di gas è diminuito in modo significativo a causa dell’aumento dei prezzi, delle varie campagne di sensibilizzazione, del clima più mite e per la riduzione della domanda nel settore industriale.
Gli impianti di stoccaggio del gas in Europa sono ben riforniti rispetto agli anni precedenti e, in base all’attuale tasso di domanda, è probabile che il continente si diriga verso la primavera del 2023 con 30 miliardi di metri cubi (bcm) fino a 50 bcm di stoccaggio rimanenti: una situazione decisamene migliore di quanto si potesse immaginare solo pochi mesi fa. Ciò significa che è improbabile che l’Europa affronti una grave crisi energetica quest’inverno, a meno che non si verifichi un picco della domanda dovuto all’arrivo di un freddo improvviso e duraturo.
Detto questo, credo sia troppo presto per dichiarare vittoria e credere di aver superato quasi indenni una eventuale crisi energetica. Sebbene il tentativo di Putin di utilizzare la dipendenza dell’Europa dal gas russo come strumento di ricatto sia fallito, l’Europa deve ancora affrontare una sfida importante per garantire che il suo fabbisogno energetico sia soddisfatto nell’inverno dal 2023 al 2024 e oltre. L’era della Russia che fungeva da principale fornitore del fabbisogno energetico dell’Europa è finita: é abbastanza palese il fatto che non si possa tornare indietro allo status quo pre-guerra ucraina. La Russia non avrebbe sabotato i suoi gasdotti Nord Stream verso la Germania se avesse preso in considerazione l’invio di nuovo gas in Europa, e anche se lo avesse fatto, non c’è alcun desiderio in Europa di tornare a dipendere dall’energia russa. Il futuro fabbisogno energetico dell’Europa dovrà essere soddisfatto in altri modi.
La transizione dall’energia russa non sarà facile e soprattutto non sarà veloce: nonostante il calo delle importazioni di energia dalla Russia dopo l’invasione, la Russia rappresenta ancora oltre il 40% del gas immagazzinato in Europa per questo inverno. In parole povere, se l’Europa avrà circa 50 miliardi di metri cubi di stoccaggio di gas rimasti la prossima primavera, dovrà attirare nuovamente una quantità molto grande di GNL per arrivare in sicurezza fino alla primavera del 2024. In altre parole dovrà incrementare ulteriormente e notevolmente l’importazione di GNL per riuscire a trovarsi nel prossimo inverno con lo stesso stoccaggio di quest’anno sperando di non avere un inverno molto freddo.
Questo potrebbe essere un compito arduo: quest’anno c’è stato un aumento del 12% delle importazioni di GNL in Europa dagli Stati Uniti ma questo tasso di crescita non può essere sostenuto perché la produzione e la capacità di esportazione degli Stati Uniti sono attualmente al massimo. Anche se fossero disponibili più esportazioni statunitensi, attualmente in Europa la capacità di elaborare le importazioni di GNL è limitata. Sebbene ci siano piani per costruire nuove infrastrutture di trattamento del GNL in Europa, il completamento di questo richiederà probabilmente diversi anni.
Inoltre, gran parte del GNL importato in Europa quest’anno proveniva dalla Russia, cosa che non sarà possibile il prossimo anno a causa delle sanzioni.
Il GNL è già molto costoso e i prezzi probabilmente aumenteranno nel 2023 con l’aumentare della domanda.
L’Europa per limitare queste problematiche sta cercando di intensificare e velocizzare il passaggio alle energie alternative.
A lungo termine, le rinnovabili sostituiranno le importazioni russe o meglio limiteranno le importazioni di gas in generale ma questa prospettiva è lontana alcuni anni. Pianificare, finanziare e costruire parchi eolici e solari è un processo pluriennale. L’installazione della rete e di altre infrastrutture per consentire alle famiglie e alle imprese di utilizzare l’energia eolica e solare o proveniente da altre fonti pulite e rinnovabili potrebbe richiedere ancora più tempo. In tutta questa problematica possiamo metterci dentro anche la carenza attuale delle forniture di turbine eoliche e pannelli solari a causa dei colli di bottiglia derivanti dalle politiche cinesi di blocco del COVID che stanno portando a ritardi estremi le consegne in quasi tutti i settori industriali.
L’energia rinnovabile è il futuro, ma non l’unica soluzione al fabbisogno energetico dell’Europa nell’immediato futuro.
Ciò significa che i combustibili fossili continueranno a svolgere un ruolo vitale per ancora qualche anno. La storia a breve termine è quindi una storia di prezzi elevati e maggiore volatilità mentre i paesi si affrettano a identificare fonti alternative di gas. Ciò avrà un costo enorme poiché i governi dovranno far fronte all’aumento dei prezzi sovvenzionando contemporaneamente le bollette energetiche della loro popolazione. Se i paesi faticano a procurarsi tutto il gas di cui hanno bisogno, potrebbe essere necessario tagliare il consumo, ma convincere le persone a usare meno gas ed elettricità, ancora per anni, non sarà facile.
L’invasione russa dell’Ucraina continuerà a ripercuotersi sui mercati energetici per un lungo periodo anche se la guerra dovesse terminare domani mattina. La minaccia di chiudere i tubi del gas da parte della Russia avrà molto probabilmente un impatto macroeconomico che si farà sentire negli anni a venire.